Era un perugino, vero, e non solo perché era nato a Perugia ma perché amava ricordarlo e sentirselo dire. Classe 36, cresciuto nel centro storico della città, Vaime presto se ne andò a studiare a Napoli e poi a Roma, per l’inizio di una carriera in una Rai ricca di personalità stravaganti e indimenticabili.
Ma di quella Perugia degli anni 40-50 ricordava con la sua nota ironia storie e aneddoti, anche in radio e nei suoi libri. Autore radiofonico e televisivo straordinario, persona brillante e intelligente come poche. In una vecchia intervista che gli feci, per un giornale online a inizio anni 2000, mi raccontò di quando vide la liberazione della città, era bambino, e di quando, prima, aveva osservato i bombardamenti sulla pianura del Tevere. Li raccontava ricchi di spunti e di ricordi, ma non dimenticava mai di tirar fuori l’entusiasmo del giovane che poco dopo si sarebbe affacciato nell’Italia del dopoguerra, scrivendone pagine memorabili della storia radiofonica e televisiva. “Mi avvalgo della facoltà di non pensarci”.
Il suo libro “Quando la rucola non c’era” lo consiglio a tutti. Credo di averlo divorato in poche ore. Brillante e ironico, sornione come solo un perugino Doc sa essere. “È difficile aver fiducia in sé stessi, conoscendosi a fondo.”
Ma la sua voce ha raccontato tanto, tanto di più. Nella trasmissione “Anni luce” ha narrato l’Italia post guerra in modo dolce e leggero, suadente. E l’italiano è stato uno dei suoi crucci. Lo descriveva con garbo, ironia e leggerezza, senza mai dimenticarsi nessuno dei suoi vizi. E li conosceva bene i vizi degli italiani, tanto che per anni ha amato riportarli nella sua brillante trasmissione radio, “Blackout”, oggi triste e orfana del suo mentore.
Citava spesso Flaiano – altra mente geniale – di cui si sentiva fortunato discepolo e ultimamente aveva scritto “Il meglio è passato!”, frase flaianese, in memoria di un’Italia frizzante e di una gioventù alle spalle.
Enrico Vaime ci lascia, e con lui se ne va un grande, leggero e sornione intellettuale. Sono certo, però, che dopo questa pandemia anche lui avrebbe ironizzato: “Forse il meglio deve ancora venire!”.
Rip Enrico
Ps. l’elenco di programmi radiofonici e televisivi a cui ha lavorato è sterminato. Così come le collaborazioni (Terzoli, De Sica, Flaiano, Costanzo, Fazio, Vianello&Mondaini, Montesano, Marcoré, Marco Presta e Antonello Dose – il ruggito del coniglio – e tanti tanti altri)
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