Se proviamo a ricapitolare i piani economici europee per rilanciare l’economia forse capiremo perché Salvini e la sua propaganda si concentrano sullo slogan “NO al MES”.
L’Italia del Governo Conte ha proposta un piano da 1.000 miliardi di euro finanziabile attraverso l’emissione di eurobond, cioè titoli con la tripla AAA, i cui tassi sarebbero minimi e la restituzione trentennale.
La Francia ha proposto un Recovery Fund, o recoverybond, da 1.000 miliardi, soggetto al controllo della Commissione Europea, e garantito dal bilancio Ue. Questo progetto è stato inserito nella bozza di accordo (tutta da definire) dei ministri dell’economia dei 19 paesi dell’eurozona, lo scorso 10 aprile.
La Spagna, infine, propone un fondo di 1.500 miliardi basato su un debito perpetuo e su meccanismi esistenti (quindi rapidi, senza modifiche di trattati), con trasferimenti diretti ai paesi, limitati alla durata della crisi.
Ci sarebbe poi il ruolo della BCE, che già “sta comprando il debito italiano” e che nel dibattito è da molti (compreso chi scrive) considerata la vera diga per bloccare la speculazione finanziaria. Ci sarà da discutere molto su questo. Ma Italia, Spagna, Belgio… e soprattutto la Francia, con il suo peso politico non indifferente, stanno facendo (fino a oggi) squadra. Lo stesso governo tedesco non è insensibile a questo schieramento e al problema di come costruire un grande piano di ripartenza. Molto meno sensibile sono invece i governi olandese e finlandese.
Oltre a questo, il 23 aprile 2020 ci si accorderà sul piano Sure (100 miliardi), Bei (200 miliardi) e sul Mes, senza condizionalità su prevenzione sanitaria, (410 miliardi, che per l’Italia significano “solo” 36 miliardi di euro). Va ricordato che il Mes è un prestito, e che, come applicato in Grecia, oltre che tragico per le condizioni sottoscritte, non è nei piani di nessun politico italiano. Di governo o di opposizione. Anche se approvato nell’imponente pacchetto di misure di cui ho parlato, non significa utilizzarlo. Se non si fa richiesta di prestito è nullo, rimane solo una possibilità per chi ne avesse bisogno. Tra l’altro, nei prossimi giorni si discuterà anche della restituzione del Mes, pericoloso se fosse a due anni come nel caso greco, leggero se la restituzione di 36 miliardi (nel caso qualche governo italiano lo utilizzazzsse) fosse a 10 o 15 anni. Idea che stanno proponendo molti economisti europei per cambiarlo.
Il fronte sovranista, in questa fase privo di proposte, continua a cavalcare la parola MES perché è una narrazione semplice, che rimanda immediatamente ai sacrifici della Grecia nel 2011. Ecco perché postano in continuazione NO MES, anche alla luce delle dichiarazioni di Conte, anche alla luce di assenza di altre condizioni per materie sanitarie, anche alla luce di una negoziazione sull’ipotetica scadenza (nel caso, lo ripeto, qualche paese volesse farvi ricorso).
Insomma, in nessun paese si parla così tanto del Mes quanto in Italia. E questo perché sbandierare il suo spauracchio, quasi insignificante rispetto alle centinaia di miliardi di euro di cui avremo bisogno, serve, o è utile, solo alla propaganda sovranista. Uno slogan facile, semplice e ottimo graficamente da far girare su whatsapp.