Si conclude un’altra settimana non facile ma di grande importanza per l’Unione Europea. Il Parlamento Europeo ha votato, con 505 voti a favore, 119 contrari e 69 astenuti, una risoluzione in cui si chiede di avere un ruolo centrale nella gestione, nella progettazione e soprattutto nel come verrà finanziato il Piano di ripresa. Si tratta di un dato politico importante, poiché ora la Commissione Europea e il Consiglio Europeo (i capi di stato e di governo) dovranno prendere o meno in considerazione l’opinione dei deputati eletti a Bruxelles. È facile che ciò non avvenga, disattendendo, ancora una volta, il volere del Parlamento Europeo. E tutto per difendere gli interessi dei governi nazionali, più o meno dichiaratamente sovranisti.
Intanto, Ursula Von Der Leyen, mercoledì 13 maggio, ha dato qualche informazione in più sul Recovery Fund, senza però sbilanciarsi più di tanto:
Tutti i fondi per la ripresa, precisa la presidente, saranno convogliati agli stati membri attraverso i programmi dell’Unione europea e per questo, precisa di fronte agli europarlamentari, “il Parlamento europeo avrà la stessa voce in capitolo su come vengono spesi i fondi di recupero e su come viene speso il bilancio europeo”. […] il Recovery Fund sarà messo a disposizione di tutti gli stati membri, ma si concentrerà in particolare sulle aree dell’Unione che sono state maggiormente colpite dalla crisi.
eunews.it 13 maggio, Fabiana Luca
Altro argomento importante, di cui molto si è parlato, specie a inizio settimana, è la sentenza della Corte Costituzionale Tedesca della scorsa settimana. L’impressione è che molti governi, a partire da quello di Parigi, non abbiano preso bene le “minacce” della corte di Karlsruhe. Lo stesso governo tedesco è apparso molto irritato per la sentenza. Il Financial Times ha analizzato così la situazione:
La sentenza della Corte Costituzionale Tedesca, che getta dubbi sul programma della BCE, ha un’importanza monumentale per l’integrità dell’Unione, al punto che non può farla franca. […] I giudici tedeschi hanno scelto di violare le regole del trattato. La sentenza è una dichiarazione di indipendenza unilaterale, costituzionale, dall’ordine giuridico dell’Unione. Simile alla dichiarazione della Carolina del Sud prima della guerra civile, quando nel 1832 decise di dichiarare nulli i dazi doganali. Le conseguenze furono poi l’escalation e la guerra. […] È necessaria una procedura d’infrazione, anche perché – la sentenza – incoraggia altri paesi a sfidare la Corte di Giustizia, anche sul piano del diritto democratico, vedi i tentativi polacchi. Non a caso Varsavia ha applaudito subito alla sentenza della Corte tedesca.
Financial Times, 14 maggio 2020, (tratto da Rassegna Stampa Internazionale, RadioRadicale, a cura di David Carretta)
Il sovranismo, o la nuova forma di nazionalismo, è anche il tema centrale del giornale francese Liberation, che mette in evidenza il bluff, e il gioco degli antieuropeisti in questi giorni di crisi sanitaria, economica e sociale:
Se l’Europa crolla sarà un suicidio tedesco (TITOLA il quotidiano francese) […] la sentenza tedesca traspira nazionalismo giuridico. Gli economisti principianti di Karlsruhe hanno dato prova di grande arroganza. Anche se domani i giudici della Corte di Giustizia Europea offrissero giustificazioni ottime i giudici tedeschi potrebbero comunque valutarle insufficienti.
Liberation, 14 maggio 2020 (tratto da Rassegna Stampa Internazionale, RadioRadicale, a cura di David Carretta)
Ma il giornale francese va avanti e parla addirittura di “Truffa sovranista”:
Nella crisi del coronavirus si dice: l’Europa non fa niente, l’Europa si spacca, l’Europa è amorfa, l’Europa sparisce. E allora ecco qualche fatto: la BCE ha ampliato gli strumenti e reso flessibili per fare tutto quanto necessario, evitando l’abisso. È stato abbandonato il Trattato di Maastricht, hanno votato un piano sanitario, hanno messo in moto un nuovo MES e la Commissione Eruopea ha ricevuto il mandato di lavorare a un piano di ripresa pluriennale. Poco, rispondono i partiti antieuro. Fa abbastanza l’Europa? Forse no, forse non ancora, forse dovrebbe mostrare maggiore solidarietà verso gli Stati più deboli che rischiano l’embolia finanziaria. Ma chi si oppone? Ed è qui che emerge la truffa sovranista. Non sono gli organismi comunitari, ma sono gli stati sovrani. La Corte tedesca vuole ostacolare il programma della BCE in nome della sovranità nazionale. Gli stati formiche non vogliono aiutare gli stati cicale. Ovunque gli stati i nazionalisti tentano di distruggere l’azione comune. Quando si dice l’Europa non esiste vuol dire che si vuole distruggerla. Ma gli anti europei sono sfortunati perché l’Europa esiste, litiga ma è sempre in piedi.
Liberation, 14 maggio 2020, (tratto da Rassegna Stampa Internazionale, RadioRadicale, a cura di David Carretta)
Ma i limiti e la miopia, o spregiudicatezza, con cui i sovranisti stanno cavalcando l’antieuropeismo in ogni modo, sta iniziando a materializzarsi. Come? Siamo al centro di una nuova stagione, una nuova Guerra Fredda, iniziata da mesi e che ancora in pochi in Europa stanno cogliendo. Venerdì 15 maggio ne parlano quasi tutti i giornali internazionali, a partire da Le Monde. Il giornale francese scrive:
Nazionalismo e guerra dei vaccini. Vi era piaciuta la bagarre tra paesi, regioni per la guerra delle mascherine? Beh, vi piacerà ancora di più la guerra dei vaccini, dove parleremo di molecole, di fabbriche e di decine di miliardi di dollari. […] Una decina sono i test in sperimentazione e quattro di questi sono cinesi. La posta in gioco è anche geopolitica, il vaccino è un altro simbolo della guerra fredda tra Stati Uniti e Cina. […] In questo gioco l’Europa tenta di far sentire una voce sempre multilaterale, l’interesse collettivo contro l’interesse personale.
Prova ne è che la Commissione ha organizzato una conferenza dei donatori raccogliendo 7,4 miliardi di dollari per concepire e distribuire i vaccini, in particolare nei paesi più poveri. L’unica luce di speranza per quelle che saranno le prime vittime di questo nuovo nazionalismo. Beh, la Conferenza dei donatori è stata boicottata dagli Usa, la Cina ha partecipato, ma ha donato praticamente nulla, 80 milioni di dollari su 7,4 miliardi raccolti.
Le Monde, 15 maggio 2020 (tratto da Rassegna Stampa Internazionale, RadioRadicale, a cura di David Carretta)
Ma che siamo al centro di una nuova stagione, di una nuova guerra fredda ne è convinto anche il Financial Times:
…provate a immaginare il contesto di una Cina che trovi il vaccino 4 mesi prima degli Stati Uniti, in un contesto in cui le fabbriche riaprono prima che in America, e in piena elezione presidenziale. […] O si ritrova una via per il multilateralismo oppure ci sarà un approccio frammentato in cui ciascun paese sarà costretto a difendersi da solo.
Financial Times, 15 maggio 2020 (Tratto da Rassegna Stampa Internazionale, RadioRadicale, a cura di David Carretta)
Dal sud America infine arriva la notizia che non farà felici i detrattori dell’euro, nonché sostenitori della lira e della “Banca Centrale che stampa moneta”. Le nuove difficoltà argentine, alle prese con emergenza covid-19 e nuovo possibile default, sono così raccontate:
Siamo vicini al nono fallimento dal 1816. Questa volta il governo peronista ha meno responsabilità rispetto a quelli precedenti. Il nuovo governo, in carica da dicembre, si trova di fronte a un’inflazione del 50%, un debito crescente, e un malessere sociale diffuso. Soprattutto un sistema imprenditoriale devastato e una notevole evasione fiscale. È un dejavu, ricorda il 2001, quando 450.000 risparmiatori italiani furono coinvolti nel crack. Quello attuale pare meno grave e non è detto che non si trovi una situazione entro il 22 maggio. […] l’Argentina è uno dei granai del mondo, produce alimenti per 400 milioni di persone e ha un numero di abitanti di 45 milioni, quindi ha un asso nella manica che altri paesi europei non hanno. Nell’emergenza sono stati disciplinati, hanno calmierato il prezzo dei gel e delle mascherine. Ovviamente, resta vera tutta la problematica relativa alle baraccopoli, dove c’è una concentrazione altissima della popolazione. […] Il governo di Fernandez ha dovuto affrontare fin da subito l’ennesima ricaduta in un possibile default, un’offerta ai grandi creditori. Chi sono i creditori? Grandi gruppi finanziari come: Allianz, BlackRock, Hsbc, Norther Trust, Prudential financial…
Radio3Mondo, 13 maggio 2020, Roberto Da Rin giornalista di il Sole 24 Ore
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